Gli hanno presentato un Brutto Anatroccolo, lui gli ha amorevolmente e personalmente dato forma, trasformandolo in un luogo unico, emozionale, coccolo, di condivisione, di sentimenti aperti. Un luogo che invita a sperimentare un viaggio di tutti e 5 i sensi, un viaggio nel passato, nei ricordi, che aiuti a comprendere meglio il presente.
Parliamo di Walter Davanzo, l’Artista che ha dato forma fisica a “Il Brutto Anatroccolo”. E parliamo de “Il Brutto Anatroccolo”, progetto che ha ispirato l’Artista già con il solo nome: l’estetica dell’ “apparente non bello”.
È assolutamente affascinante il modo in cui Walter Davanzo ha sfruttato una delle caratteristiche che lo contraddistinguono, la predilezione per il recupero. Perché a Walter Davanzo piace scovare pezzi d’arredamento, piccoli oggetti nei mercatini, nelle soffitte, dai rigattieri che gli sappiano raccontare una storia, per poterla narrare a sua volta aggiungendo la propria. Ambienti e arredi da sistemare, aggiustare, reinventare, per farli rivivere, per stupire ed emozionare chi li vede. Al Brutto Anatroccolo gli arredi sono volutamente vintage, riscoperti e messi a nudo per mostrarne l’originaria bellezza.
Nel Brutto Anatroccolo le pareti sono tappezzate di quotidiani, pagine più o meno recenti che raccontano la storia e i fatti degli ultimi tempi, che ci coinvolgono da vicino.
È proprio questo che Walter Davanzo trova così affascinante nella carta: un’emozione tattile, che segna il passare del tempo ingiallendo. La carta può essere adattata in forme diverse: è un po’ come la vita, che possiamo plasmare a seconda degli eventi e delle occasioni. In parole più semplici la carta ha anima.
La scrittura sulla carta non è solo forma verbale, ma diventa anche visiva, testimonia l’esperienza. Le notizie scandiscono la storia e ci aiutano a ricordare chi siamo e perché siamo così.
Nei suoi progetti di Interior Design, proprio come è successo a Il Brutto Anatroccolo, Walter Davanzo usa molto la pittura, suo primo amore, arte nella quale si esprime fino in fondo ormai da 35 anni. Ecco che alle pareti del ristorante troviamo la storia illustrata del Brutto Anatroccolo riassunta su 5 pannelli più 1 disegno sul muro; leggiamo la storia di Andersen scritta sugli schienali delle sedie del Ristorante e sullo specchio della sala.
Ammiriamo ora il divano all’entrata, una vera opera d’arte realizzata in cartone: sullo schienale è riprodotta una carta geografica, altro leit-motiv delle sue opere. Le carte geografiche lo riportano alla sua infanzia, a quelle che guardava appese alla parete della sua classe.
Sempre legati alla sua infanzia sono gli spartiti musicali del nonno, musicista alla Scala di Milano, e le foto di aeroplani del papà, morto quanto W aveva 16 anni. La sua è una pittura immediata, emozionale, che si comprende subito.
Siamo sicuri ora di avervi incuriosito: vi aspettiamo nel nostro Ristorantino, per raccontarvi una storia che condivideremo durante questa esperienza di sapori.
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